Frazione Cornetti, Balme – Frazione Pialpetta, Groscavallo
Centro
1.200 m
1.560 m
7.00 ore
7.30 ore
Balme 1432 m – Molette 1341 m – Colle di Trione 2486 m – Alpe Trione 1649 m – Pialpetta 1069 m
Tappa un po’ lunga ma molto remunerativa, con vivi contrasti tra ambienti selvaggi e siti meno severi caratterizzati da laghi e da alpeggi ancora frequentati dalle mandrie. Ampi panorami.
Dal posto tappa Les Montagnards si percorre verso valle la carrozzabile superare il ponte sullo Stura poi continuare a destra sulla strada a superare il cimitero e poco dopo prendere a sinistra sulla vecchia strada per poco più di 1,5 km, superando la Frazione di Chialambertetto continuare sulla vecchia strada al bivio a sinistra per la Frazione Molera 1458 m 0.30 ore Poche decine di metri prima delle case di Molera imboccare, sulla sinistra, il GTA segnalato da un’evidente cartello. Attraversata una zona boschiva si perviene successivamente all’Alpe Pian Bosco (1673 m dopo l’Alpe a siinistra si sale al Bivacco Molino a destra prendere la pista che sale agli Alpeggi Parona 1696 e Pian Prà 1783 0.50 ore
dove è consigliabile rifornirsi d’acqua poiché sarà difficile trovarne altra più avanti, specialmente in estate avanzata. Lungo tutte il percorso si possono osservare le caratteristiche pietre che, trasformate in mole, diedero in altri tempi lavoro e benessere agli abitanti della zona (da cui il nome della frazione Molette). Si prosegue tra i pascoli ancora ben utilizzati e dopo Alpe Vasuera di sotto (1863 m) ci si immette sul sentiero EPT 234 (proveniente da Mondrone) che conduce all’Alpe Pian del Lago 2225 m; 1.35 ore, presso il Lago Vasuera, quasi sempre asciutto. Nel pianoro sottostante il lago, è ben visibile un giacimento a cielo aperto di pirite ferrosa, sfruttate fino al secolo XVII per le fucine della valle, l’esaurimento del legname da cui si traeva il carbone di legna necessario alla nduzione del minerale cause l’abbandono di tali miniere. Il sentiero, compiuto un semicerchio attorno al lago, volge a sinistra (nord-ovest), poi, ad una quota di 2235 m circa, piega a destra (nord-est) risalendo con molte svolte i pendi adducenti al Colle di Trione 2486 m, 0.45 ore. Dal colle appare il gruppo del Gran Paradiso al di là dello spartiacque Val Grande-Valle Orco.
La discesa si svolge su buon sentiero che scende a tornanti in un valloncello di sfasciumi. Presso un grosso roccione si volge a sinistra, si percorre un breve tratto in piano a mezza costa, e quindi si scende ancora fino ad affacciarsi su una ripi- da gola rocciosa: con un tornante a sinistra ci si immette nella gola stessa che la mulattiera, realizzata con grande cura, discende a stretti tornanti, in un ambiente suggestivo. La discesa continua su una conoide di sfasciumi ormai ricoperti da bassi ontani, rododendri e mirtilli fino a un ripiano a quota 2250 circa (sorgente) che sovrasta i bei laghi di Trione e il Gias dei Laghi, i cui tetti di lose si confondono tra i roccioni
Qui la mulattiera volge a sinistra (ovest) e prosegue in salita per un tratto, per poi discendere ai laghi: notare i caratteristici lisci tavolati rocciosi (ricoperti di mirtilli) i cui salti vengono evitati col largo giro effettuato dal sentiero.
Per chi effettui la traversata in senso opposto è utile ricordare che il Colle di Trione non è l’ampia depressione sovrastante i laghi, ma è ad est di questa.
Si passa tra i due laghi, si lascia a destra il Gias dei Laghi 2164 m, e fra i prati ci si affaccia sulla conca di Trione; un breve tratto in leggera salita e poi la mulattiera spesso selciata (breve gradinata) scende al Gias di Mezzo 1961 m, passa un pic-colo ponte ad arco in pietre a secco e con percorso pianeggiante prosegue verso il versante est della conca, sul margine superiore del salto di roccia che delimita il vasto pianoro dell’Alpe Trione, visibile in basso. Una ripida discesa a tornanti (copiosa fonte poco sotto la mulattiera) conduce in breve, tra fitti ontani, all’Alpe Trione 1649 m; 2.00 ore: dall’Alpe si può ammirare la ripida parete (aggirata dal sentiero) solcata da numerose cascate. Il sentiero percorre il lungo ripiano su cui sono adagiati grossi massi.
Un masso sulla destra del sentiero, verso la fine del piano, è noto come Pera Cagna ed è oggetto di numerose leggende. Una di queste narra come una città d’Italia fosse stata data in balia del demonio, affinché la sterminasse. Questi, per adempiere all’opera, si caricò sulle spalle un enorme macigno formato all’interno di oro massiccio e, partito dal Monte Giove, passò volando sopra le Levanne ed il Col Girard e venne in Val Grande. Si dice che un eremita vivesse allora nella stessa località dove oggi è posto il Santuario di Forno Alpi Graie, vedendo passare il demonio, l’eremita prego Iddio per ore e ore, finché il demonio stremato dalla fatica si lasciò sfuggire il macigno che cadde all’inizio del Piano Trione, dove oggi lo ritroviamo. Il demonio tento di riprendere il masso, ma per quanti sforzi facesse non si riuscì. La fantasia popolare vede nelle caratteristiche formazio ni a scodella presenti sul masso, il segno delle testate del demonio infuriate. Un detto popolare vuole che il Calcante e Pietra Cagna, valgono più di Francia e Spagna, riferendosi alle grandi quantità d’ore in essi nascoste. Effettivamente nella zona è ancora possibile rintracciare i resti di alcune miniere d’argento e forse anche d’oro, abbandonate attorno al 1600, Anche sotto Pera Cagna è stato scavato uno stretto cunicolo che termina dopo una decina di metri
Dalla Pera Cagna i visibile, poco più in basso, sull’altro versante della valle, il Bec Ceresin Questo curioso monolite (derivato dalle fratturazioni verticali della roccia gneissico-granitica) ha sempre suscitato un grande interesse per la stranezza e scabrosità della sua forma di piramide quadrangolare tronca con la base maggiore in alto Per anni è stato ritenuto inaccessibile, solo dopo molti tentativi, il 28 ottobre 1926 un gruppo di alpinisti torinesi riuscì a raggiungere la retta dalla parete ovest mediante il lancio di una corda. Dal late naturalistico il Bec Ceresin rappresenta un fenomeno veramente particolare la sua sommità i coperta da una folta macchia di Pinus uncinata, unici esemplari della specie esistenti nelle Valli di Lanzo vi si trovava pare un albero di ciliegio da cui il nome ceresin dato al monolito. Sulla sua vetta nidificava, fino a decenni fa, l’aquila reale, l’uccisione di un aquilotto da parte di un cacciatore provocó però l’abbandono del luogo di nidificazione.
Si scende ora per breve tratto su un sentiero erboso tra larici e betulle, e poi inizia un lungo spostamento a mezza costa verso est. La mulattiera mirabilmente tracciata attraversa comodamente alcune selvagge gole rocciose che scendono ripidissime sulla Stura di Valgrande. Si osserva dall’alto Pialpetta e poi inizia l’ultimo tratto in discesa in un bosco di larici e faggi (alcuni secolari), che conduce ad un ponte sulla Stura. Un breve tratto sulla mulattiera di sinistra (l’altra conduce a Mi-gliere) conduce alla strada provinciale tra Migliere e Pialpetta (entrambe borgate di Groscavallo); si percorre la strada verso sinistra per poche centinaia di metri fino a Pialpetta 1069 m; al Posto Tappa Albergo Setugrino 1.20 ore.